Spesso confuse con quelle autofilettanti, le viti autoforanti sono riconoscibili dalla conformazione della punta che risulta molto simile a quella di un trapano. La capacità di foratura senza dover praticare un preforo è, infatti, la loro caratteristica più importante.
Viti autoforanti: quali caratteristiche?
Le viti autoforanti hanno alcune caratteristiche fondamentali per la valutazione delle loro proprietà meccaniche e operative come:
- Durezza superficiale
- Capacità perforante e autofilettante
- Resistenza alla torsione.
Viti autoforanti: perché sono adatte solo a leghe leggere?
Le viti autoforanti realizzate in acciaio inox (grado A2 e A4) con una durezza superficiale e del nucleo di circa 200 HV, le rende adatte solo alla foratura e autofilettatura di materiali più teneri (o con spessori minimi) come, per esempio, alluminio, cartongesso e plastica. Non sono, quindi, idonee alla foratura di acciai o leghe con durezza pari o superiore a quella delle viti stesse (~ 200 HV). In nessuna norma, infatti, viene menzionato l’acciaio inox tra i materiali da forare.
Viti autoforanti: quali problemi potrebbero insorgere?
Uno dei principali problemi che potrebbe manifestarsi è quello di andare a forare metalli o spessori non idonei a questo tipo di vite. Le viti autoforanti sono viti autofilettanti ma perforanti, ideali per unire due lamiere. Bisogna però fare attenzione allo spessore delle due lamiere che non dev’essere inferiore al passo del filetto. Spesso, infatti, se si verifica questo caso si procede all’imbutitura della lamiera per aumentarne lo spessore. In alternativa, invece, possono venire utilizzati dadi autofilettanti. Un altro problema ricorrente è quello della precisione dell’avvitatore. Se la vite ha gioco e “oscilla” durante l’avvitamento risulterà, infatti, faticoso forare il materiale (non avendo nemmeno il preforo).
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