Negli ultimi anni, si è cercato di far convivere impianti fotovoltaici e agricoltura con la creazione dell’agrivoltaico che unisce la produzione di cibo con l’energia rinnovabile. Ma di cosa si tratta?
Agrivoltaico: un supporto alla produzione agricola.
Uno dei benefici più importanti di questa forma combinata è la creazione di un particolare microclima (temperatura e umidità) che favorisce la crescita delle colture grazie all’ombra creata dai pannelli solari. Questo consente un utilizzo più efficiente dell’acqua (i terreni riescono a mantenersi più umidi) e permette di proteggere le piante da agenti atmosferici estremi (es. gelo e calore estremo). Un impianto agrivoltaico, però, non è fattibile in presenza di monoculture su larga scala dove c’è la necessità di utilizzare macchinari pesanti per coprire le grandi superfici.
Altri principali benefici.
Oltre al risparmio idrico e alla ridotta esposizione agli eventi metereologici estremi appena citati, l’agrivoltaico porta tantissimi altri benefici come:
- maggiore produzione di cibo
- migliori prestazioni dei pannelli fotovoltaici (aumento della produzione di energia solare)
- regolazione del clima locale (temperatura costante sotto i pannelli indipendentemente dalla stagione).
Agrivoltaico: tipologie ed elementi strutturali.
Gli impianti agrivoltaici possono essere: fissi (verticale, orizzontale, inclinato) o variabili (a inseguimento mono e biassiale) e sono caratterizzati da diversi elementi:
- moduli fotovoltaici
- sistema di funzionamento
- struttura portante
- ancoraggio a terra/fondazione.
Fondamentali per lo sviluppo di questa tecnologia sono gli incentivi economici previsti in ambito agricolo. Sarà, infatti, possibile accedere ai contributi in presenza di queste condizioni:
- impianti dovranno essere sollevati da terra (così da favorire l’attività agricola)
- dovranno essere usate soluzioni alternative
- dovranno essere presenti dei sistemi di monitoraggio per verificarne l’impatto ambientale.
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